SITCC – Società Italiana Terapia Comportamentale e Cognitiva
Convegno su disagio sociale psicologico e gestione della migrazione
Quando: Venerdì 11 Maggio ore 10.00 – 13.00
Dove: Sigmund Freud University - Ripa di Porta Ticinese 77, Milano
Iscrizione: la partecipazione al convegno è gratuita e va notificata tramite mail scrivendo all’indirizzo: lombardia@sitcc.it
Programma del convegno:
Dalla strada all’integrazione: Un modello di recupero di donne vittime di tratta
Sara D’Incal, Fondazione San Carlo
Nel territorio della città metropolitana di Milano è visibile una cospicua presenza di donne, soprattutto di origine nigeriana, che si prostituiscono e che sono vittime delle organizzazioni criminali dedite alla tratta. A queste donne viene proposta l’opportunità di accedere ai programmi individualizzati di protezione sociale finalizzati all’inclusione secondo quanto previsto dall’Art. 18 del D. Lgs 286/98. Le finalità complessive del percorso sono: assicurare ai soggetti destinatari il contatto, l’emersione, nonché in via transitoria, adeguate condizioni di alloggio, vitto e assistenza sanitaria e successivamente, la prosecuzione dell’assistenza e l’integrazione sociale. Rispetto a quest’ultima, la presentazione illustra alcune attività formative proposte alle donne nella fase iniziale del loro percorso di reinserimento. Questi interventi, che comprendono il recupero emotivo e sociale e l’offerta di un primo accompagnamento al lavoro, sono gestiti da equipe multidisciplinari composte da formatori, psicologi e mediatori culturali.
Applicazione di procedure di trattamento psicologico all’intervento di recupero del disagio sociale
Giovanni M. Ruggiero, Studi Cognitivi Milano, Sigmund Freud University Milano
Le tecniche di psicoterapia cognitiva permettono di trattare il disagio emotivo e comportamentale di tipo ansioso e depressivo. Questi problemi ostacolano anche l’integrazione e sociale e lavorativa degli individui. È quindi possibile anche applicare queste tecniche a individui non affetti da ansia o depressione ma a persone vittime di disagio sociale ed esperienze traumatiche di sradicamento sia migratorio che non. La presentazione illustra le esperienze di applicazione di queste tecniche nel campo del recupero sociale.
Assistenza psicologica di centri di accoglienza per richiedenti asilo
Paolo Michielin, Dipartimento di psicologia generale Università di Padova; Centri di Accoglienza Straordinaria per richiedenti asilo di Treviso e Oderzo
Nel 2017 sono sbarcati in Italia circa 120.000 migranti, tra questi 15.000 minori non accompagnati, con una contrazione del numero rispetto agli anni precedenti (circa 150.000 nel 2015 e 180.000 nel 2016). Nei due grandi Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) della provincia di Treviso, situati nelle città di Treviso e Oderzo, sono stati accolti nei momenti di maggior pressione migratoria quasi 1.000 richiedenti asilo, provenienti principalmente da Nigeria, Pakistan, Senegal, Mali e Gambia e in prevalenza giovani maschi. Mentre 15-20 anni fa a migrare erano persone generalmente con alta scolarità, ben integrate nella comunità di origine e con un progetto migratorio preparato e realistico, la maggior parte dei migranti di oggi è composta da persone con scolarità bassa, una parte addirittura analfabeti, spesso emarginati nella comunità di origine, migranti per necessità e spesso per disperazione. Il periodo di permanenza nelle strutture di accoglienza dura 18-30 mesi, in attesa del pronunciamento della Commissione sulla domanda d’asilo, ma dovrebbe essere utilizzato per l’informazione, la formazione linguistica, culturale, normativa, scolastica e professionale, per pratiche di integrazione e di inserimento professionale e, dunque, per la preparazione e realizzazione del progetto migratorio. Il Servizio psicologico dei due CAS è composto da 6 psicologi ed opera, insieme al servizio sociale e di mediazione linguistica, nella realizzazione del protocollo, proposto dall’OMS, di Psychological First Aid, volto a rilevare i bisogni specifici e personali del migrante e a fornire risposte adeguate. Inoltre, il Servizio effettua uno screening della condizione psicologica, avvalendosi anche di test come il PHQ-9 e il GAD-7 disponibili in tutte le lingue, per individuare le persone bisognose di un sostegno psicologico o di interventi per specifici problemi/ disturbi. Nei casi più gravi, l’assistenza si svolge in collaborazione con i Servizi di Salute Mentale, e può comportare anche una presa in carico psicoterapeutica. E’, infatti, ormai acclarato che la prevalenza dei disturbi emotivi comuni e dei disturbi psicotici nei migranti, anche di quelli con una lunga storia di integrazione, è almeno doppia (tripla per la schizofrenia) della prevalenza nei nativi; questo in tutti i paesi europei.Il rischio più alto sembra legato a fattori esogeni, allo stress della migrazione e dell’integrazione, piuttosto che a fattori genetici o etnici.
Sull’importanza di “creare ponti”: Una riflessione sociopedagogica su Migrazioni, Integrazione, Innovazione sociale nell’epoca della globalizzazione
Angelo Inzoli, ricercatore indipendente in Scienze Politiche e Sociali (Université Catholique de Louvain, Belgio)- Milano
La realtà della migrazione è un tratto dirompente del processo di globalizzazione che, in questi anni, sta ridefinendo nel profondo i nostri contesti locali. Di fronte ad esso oltre agli atteggiamenti di rifiuto o di rimozione del fenomeno, si staglia come possibile l’opzione della integrazione virtuosa da parte sia dei soggetti in viaggio che da parte dei territori di accoglienza. La metafora del “creare ponti”- spesso utilizzata per indicare le necessità di accogliere e integrare le persone immigrate – allude a un processo sociale e umano più ampio e articolato, che domanda investimenti in etica e immaginari condivisi, in energie economiche e culturali e in spazi e professionalità adeguate. Infine investire in integrazione significa scommettere su una innovazione sociale e culturale con cui molte resistenze e retaggi, sia da parte dei soggetti viaggianti che da parte dei territori di transito o accoglienza, vorrebbero non confrontarsi.
Il progetto “Corridoi umanitari”: il contributo della Diaconia Valdese nell’accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati
Gabriele Arosio, Chiesa Valdese
Il progetto “Corridoi umanitari” è stato possibile dall’applicazione dell’articolo 25 del trattato di Schenghen sulla libera circolazione dei cittadini tra i confini dei paesi aderenti. È possibile il rilascio di un visto umanitario per ragioni di urgenza che consente l’ingresso in un paese aderente al trattato. I corridoi umanitari sono regolati da un Protocollo d’intesa sottoscritto da: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Ministero dell’Interno, Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Tavola valdese, Comunità di sant’Egidio.
Nel biennio 2016/2107 il progetto ha accolto 1000 persone in fuga dalla guerra siriana. Per il biennio 2018/2019 è previsto il rinnovo di altri 1000 visti. Il modello di accoglienza del progetto prevede un’accoglienza diffusa in appartamento per favorire minore impatto sul territorio, maggiore autonomia nella quotidianità, facilitazione delle relazioni. I servizi offerti mediante un accompagnamento quotidiano all’integrazione prevedono un supporto legale per l’ottenimento della protezione, corsi di italiano, corsi di formazione professionale, tirocini e inserimenti lavorativi,, attività di sensibilizzazione e di coinvolgimento dei territori, singoli, associazioni, realtà civili e imprenditoriali. Come ha affermato un volontario del progetto: “non è solo la loro umanità che chiede di essere salvata, ma è anche un po’ la nostra che è in gioco; ci si salva solo se lo si fa insieme”. Il progetto è interamente autofinanziato dai fondi 8 per mille della chiesa valdese.
Quando: Venerdì 11 Maggio ore 10.00 – 13.00
Dove: Sigmund Freud University - Ripa di Porta Ticinese 77, Milano
Iscrizione: la partecipazione al convegno è gratuita e va notificata tramite mail scrivendo all’indirizzo: lombardia@sitcc.it